I sogni della notte ti parleranno: Giorgio Erioli
Giorgio Erioli vive e coltiva a Valsamoggia, nel bolognese.
Giorgio è un uomo di grandissima cultura, non so come trovi il tempo di fare tutto: scrive poesie bellissime, dipinge, accudisce i genitori novantenni e sa creare vini speciali.
Dice che nella vita non si può far tutto ed ora è un poeta prestato alla cultura del Vino.
2,63 ettari sulla greve di un fiume, quindi tanto limo e ciottolo. É un terreno granuloso in superficie di natura silicea che assicura un ottimo drenaggio. Acido e poco fertile, le viti che vi sono impiantate spingono in profondità le radici in cerca di elementi nutritivi. Il sottosuolo determina dunque i caratteri delle uve: argille di vario tipo, sali di potassio e fosforo .
Alionza, Negretto e Grechetto (o meglio Grechetto Gentile) sono gli autoctoni. Densità massima 5000 ceppi/ha e comunque tra 3000-5000, la resa media è di 50 qt/ha.
Giorgio è un nobile di spirito e parla del passato della terra che ama come per capirla meglio, per non interromper il dialogo che credo coltivi dentro, coltivandola fuori.
Ci parla della storia di vini dimenticati come il Morastello, un vitigno che cresceva a Monterenzio a 600 mt: allora a quell’altitudine era il solo vitigno che potesse crescere. Ci dice di aver trovato documenti che provino fosse un tipo di Ciliegiolo.
La storia del Morastello mi ricorda un racconto di Francesco Guccini letto sul web che penso Giorgio condividerebbe:
A cinque anni ho ricevuto il battesimo laico del vino, come in tutte le famiglie umili del passo Sambuca.
Il vino era un lusso ed il vitigno autoctono della zona era il Morastello che ho sempre visto come un vino misterioso…
Iniziamo:
Non fa macerazioni per estrarre sostanza sui bianchi ma usa un torchio verticale (tipo quelli usati nello champagne) quindi la sua è una estrazione meccanica: alta estrazione a differenza di torchi pneumatici.
L’estrazione meccanica dona sostanza ed estratto in quelle zone dove le temperature rigide invernali non permetterebbero una estrazione con macerazione, ma qui per lui il discorso è diverso:
Le macerazioni vanno da territori a territori, l’Alionza se la maceri non si beve a causa di tannini violenti, ha una buccia spessa
Produce tre rossi, tra cui il Rosso Bologna, una DOC 80%c cabernet e 20% di merlot, e due bianchi: Alionza e Pignoletto. In purezza. Spumantizza anche, ma lo vedremo di seguito.
Alionza:
L’Alionza é considerato un vitigno in via di estinzione e se ne contano meno di 50 ettari in tutta Italia!
Un tempo considerato un vitigno miglioratore perché entrava negli uvaggi dove i vini si completano a vicenda ed in tempi passati c’erano molti autoctoni ormai scomparsi nelle “alberate” locali. In passato i vignaioli non conoscevano il Pignoletto, il Grechetto entrava solo negli uvaggi. Ognuno aveva vari vitigni di cui non sapeva nemmeno il nome ma sapeva cosa desse e come usarlo. La tendenza moderna verso il monovitigno dove il vino è prediletto in purezza ha prodotto solo recentemente il Pignoletto ed ha fatto quasi scomparire, non fosse per Giorgio e pochi altri, l’Alionza.
Ma chi la vorrebbe oggi coltivare! Ha basse rese, soffre di acinellatura, ha bucce spesse e consistenti, che devono essere spremute per dare sostanza! Un acino ricco di pruina che cattura tutti i lieviti indigeni presenti e che resta un mistero nella fermentazione oltre che una bel contenuto di acidità totale a fronte di un contenuto zuccherino che difficilmente rende l’alcolicitá superiore a 12 gradi!
Ma i vecchi, che conoscevano già la miseria e quanto fosse un privilegio il vino, non sbagliavano certo di molto perché questa tollera abbastanza bene l’oidio e la botrite e resiste bene agli acari.
L’acciaio matura il vino con lentezza perché aumenta la riduzione e l’Alionza di Erioli fa solo acciaio per mantenerne l’eleganza.
L’Alionza è davvero una sorpresa,un vino di una eleganza disarmante, perfettamente bilanciata senza nessuna spigolatura sia al naso che in bocca, rotondo e di corpo è un dardo che sfreccia in un cielo terso e che lascia nell’aria il ricordo della sua presenza con percezioni di frutta matura come pesca e albicocca ed ha anche una buona freschezza. Alla cieca potrebbe ricordare il Vermentino.
Di Alionza ne ha 4000 mq, 1000 bottiglie le fa ferme e ne spumantizza 1500/2000. Numeri da vera nicchia.
Grechetto:
Il Grechetto invece viene fatto maturare in barrique: oltre al piccolo scambio di ossigeno i legni ossidati delle doghe aiutano i vini per la maturazione inoltre oltre a tannini rilascia sostanze che lo stabilizzano.
In aggiunta procede alla maturazione con piccolo metodo soleras per ampliare la gustativa, strabiliante!
Ci serve un Pignoletto del 2012 vinificato in tonneau con un passaggio in barrique: incredibilmente lunghissimo, quasi balsamico. Mai sentito un Pignoletto così pieno, così carico e così dorato e guai a servirlo a basse temperature.
Ci serve il pane fatto dalla madre: “il bello del pane è che è diverso da zona a zona” dice
Il bello di produttori come Erioli é che entrano in una sfera dove il fare Vino diviene un concetto di identitá tra un sistema di nutrirsi industriale ed uno artigianale.
Il Vino é solo una categoria di un modo di alimentarsi: parla del vicino, 75 anni che lo aiuta nella vendemmia tirando su cassette da 30 kg “ma mangia sano: verdure fibre… “.
Inoltre il Vino oltre che capito, per questi produttori, va soprattutto rispettato, basti dire che Giorgio imbottiglia a mano.
Imbottiglio a mano 100 bottiglie ogni ora,ma cosi’in 2 settimane torna come prima, le pompe lo sbattono e snaturano.
Negretto:
Passiamo all’altro autoctono in via di estinzione: il Negretto.
Ha origine antichissima, già nel 1300 lo si scriveva di maiolus maiolo negretto perché la bacca è nerissima e si pensa fu portato dai templari dall’oriente .
Il Negretto in certi terreni non viene perché essendo di origine orientale non matura su certi terreni. Il terreno ciottolato dove cresce non trattiene acqua e se Erioli non ricorresse ad irrigazione d’emergenza il negretto andrebbe in appassimento essendo capace di dare più di 15 gradi in vinificazione.
Il Negretto comunque vuole collina o grave e poca acqua ed alti sali minerali. Questa varietà tende a essere piuttosto produttiva ma l’inerbimento del vigneto diminuisce la vigoria delle piante, consentendo una maggiore concentrazione zuccherina. In prossimità della maturazione sono necessarie buone potature verdi per evitare anche il minimo ristagno di umidità, poiché la compattezza del grappolo ne favorisce il marciume.
Si ferma a parlare dell’antichità e dell’assegnazione dei poderi e terre, di quelli che all’apparenza poco fortunati ottenendo terreni impervi, traevano invece Vini incredibili perché il suolo, ricco di sali minerali e trattenendo poca acqua, garantiva al Negretto l’habitat ideale.
Il bolognese è terra di Barbera di pianura ed anche se Giorgio non ne produce (Barbera vuole collina e no gravi) ci racconta di come i vitigni siano complementari.
Il Negretto ha bassa acidità, alta nel Barbera che da alta gradazione all’opposto del Negretto che ha sua volta ha molti più tannini da donarle.
Secondo Giorgio nel bolognese la Barbera o va in uvaggio oppure in bianco assieme agli autoctoni per spumantizzare. Prima di partire ci porta un Negretto che deve ancora fare malolattica, odore di oliva nera in salamoia, piacevole, da gustare alla conversione degli acidi.
Le bollicine:
Erioli ha anche iniziato a fare prove di spumantizzazione con i tre autoctoni, mentre per il rosato utilizza solo Negretto.
Siamo seduti a goderci il Grechetto 2012 che Giorgio esce e torna con una caraffa. Ha due botti: una con più acidità ed una con meno così che una dia freschezza e l’altra odore e sapidità.
L’alionza quando matura sui suoi lieviti assume un sapore di liquer d’ expedition quindi non aggiungo nulla.
Ha un leggera volatile che viene persa.
Il cambiamento del clima porta a volatili che in passato non si avevano, sono i microclimi estivi durante l’autunno che col loro caldo aumentano i batteri e gli apiculati.
Alla fine delle chiacchiere posso solo dire che Giorgio comunica grande umanità, umiltà e duro lavoro, una persona squisita ed intelligente con la gioventù sempre dentro.
Prima di uscire ci regala il suo libro di poesie con dedica:
All’associazione Il Viticcio, veicolo di emozioni, con tanto affetto
Giorgio Erioli
Viticoltore in Bazzano