Gita al Podere Casaccia
Per la gita al Podere Casaccia riporto L’articolo del nostro socio Daniele Berselli sulla visita di Gennaio 2016 alla Tenuta Casaccia,buona lettura!
Visito l’Azienda Agricola Moretti con il mio amico Michele, grande appassionato di cucina, chef e volonteroso conoscitore di vini. Lo sono anch’io, ma solo con un poco di esperienza e formazione in più, dovuti all’età.
Non sappiamo cosa ci aspetta, abbiamo letto qualcosina in rete: e’ bastato per telefonare e prendere appuntamento.
Al cellulare risponde direttamente Roberto (Moretti) che gentilmente mi dice che ci aspetta per la visita e se quando arriviamo non risponde, di riprovare perchè potrebbe essere impegnato in vigna o in cantina.
Sulle prime colline di Scandicci (FI), alla fine della sterrata Strada Vicinale delle Querce, improvvisamente un cancello e in fondo, salendo tra cipressi ed ulivi , la casa colonica ben ristrutturata.
Ci accoglie con un bel sorriso Lucia, elegante solare consorte del Vignaiolo e una decina di gattoni per niente intimoriti.
Aspettiamo alcuni minuti e Roberto compare dalla cantina con un cappello in testa e con immancabili e inevitabili stivali di gomma.
Ci presentiamo e subito ci chiede se ci va di visitare le vigne.
Il vino è il risultato finale di duro lavoro e tanta passione! Allora partiamo dalla terra!Ci infiliamo le classiche borsine di plastica ai piedi e siamo pronti.
Ci racconta che la sua viticoltura e’ biodinamica per un principio di sodalizio tra terra ed uomo.
Non parla di moda ma di perchè ritenga essere il modo migliore per ottenere vini autentici.Vino che rispecchi pienamente territorio, natura, modo di lavorare e tradizione: il “terroir”.
Non utilizza lieviti selezionati e non procede a filtrazioni, solo decantazioni e travasi.
Il momento della vendemmia, rigorosamente a mano e’ deciso assaggiando l’acino, nessuna misurazione strumentale del grado zuccherino.
Vitigni autoctoni tradizionali (Sangiovese, Canaiolo, Malvasia nera) e autoctoni di “riscoperta” come il Pugnitello, il cui nome deriva dal grappolo nero simile ad un pugno.
Zero utilizzo di sostanze chimiche, messa a dimora di piante e fiori che attirano insetti antagonisti di quelli dannosi alla vite.
Potatura rispettando le fasi lunari di attrazione del satellite sulla Terra ,diverse dalle fasi di luna crescente e calante( fenomeno luminoso).
Corno letame, detto anche 500, che trasforma le feci bovine in profumato concime.
Questo viene poi sparso in vigna dopo essere stato disciolto in acqua a temperatura e quantità determinate e dopo precisi mescolamenti a senso alternato.
Semina tra i filari (uno si uno no) di piante come la fava, necessarie al “sovescio” cioé trinciatura delle stesse ed interramento, per fornire al terreno sostanze e ossigenazione.
In un punto della Vigna ci accorgiamo di un “aratura” fresca, sono pochi metri alla fine di un filare.
Incuriositi chiediamo. La risposta fa capire tanto di Roberto e del suo amore per il suo lavoro.
In quel punto le viti davano grappoli esigui, con chicchi secchi, per mancanza di ossigenazione del terreno e scarso drenaggio. Ecco allora l’inserimento di sassi ad una certa profondità e di nuovo terra sopra. Straordinario!
A questo punto non ci resta che degustare il risultato di tanta passione: via in cantina! Botti di legno.
L’acciaio e’ presente ma l’utilizza il meno possibile in quanto generatore di cariche elettriche in grado di peggiorare il vino.
Anche in vigna, per lo stesso motivo, sono presenti in buona parte fili di plastica per il sostegno del rampicante).
Vino non ancora vino, ma dal futuro radioso, se quanto assaggiamo e’ il prologo.
Chianti, Chianti riserva (siamo fuori dalla zona del Chianti Classico) Malvasia nera in purezza, Canaiolo, Vin Santo, Passito. Questi ultimi da Chardonnay, Malvasia, Trebbiano.
Il Chianti di Roberto e’ composto prevalentemente da Sangiovese (da disciplinare almeno il 70%),Canaiolo e Malvasia.
Il Sangiovese conferisce corposità e struttura al vino, il canaiolo in buona parte fornisce profumi e aromi e la Malvasia nera e’ responsabile della morbidezza, della rotondità.
Li vinifica tutti assieme in uvaggio, scelta per confermare la volontà di un imprinting il più naturale possibile. Bandita quindi la pratica della fermentazione separata e della miscela successiva (assemblaggio, taglio alla bordolese).
Da bianchista in terra toscana mi incuriosisce l’”esperimento” in itinere di un bianco a base Trebbiano e Malvasia, ancora in fase di maturazione.
Lo sorseggiamo. E’ già ottimo a Gennaio!!!
Mi viene naturale prenotarne qualche bottiglia quando sara’ pronto, anche vista la ridotta produzione finale.
Dalla cantina passiamo alla degustazione vera e propria dei vini in una bellissima sala adiacente.
Assaggiamo l’olio accompagnato con pane “scialbo” (senza sale) e Prosciutto Toscano di produzione locale, ovviamente biodinamica.
Dopo avere acquistato alcune bottiglie io e Michele ce ne andiamo col sorriso sulle labbra.
Siamo appagati per aver avuto la fortuna di conoscere una persona incredibile e vera come i suoi vini.