ENRICO DRUETTO, forza e delicatezza.
Enrico Druetto é squisito nei suoi vini e nella persona.
É Sabato 4 Gennaio;Enrico ha incastrato questo incontro dentro mille altri impegni personali .
Non che un viticoltore abbia piú in grazia d’altri un giorno di riposo ma Enrico in aggiunta conduce una Farmacia, ha famiglia ed essersi ritagliato spazio per incontrarmi mi ha fatto giá presagire un incontro diverso.
Lo incontriamo davanti al casale dove un tempo viveva suo nonno:siamo ad Alfiano Natta, in quella lingua di terra che vicino a Moncalvo spinge il Monferrato Casalese dentro il basso Monferrato d’Asti.
Arrivato di corsa ci stringe la mano sorridente, poi guarda la mia auto e mi chiede come va:qualche giorno prima un cinghiale é sbucato sulla strada e gli ha distrutto l’auto.
Il cinghiale per nulla ferito e lui ,che rimasto a piedi, non é stato minimamente aiutato da chi passava.
Ma non dico per me,ma se in macchina avevo mia moglie e mio figlio?Non ti fermi nemmeno per vedere se nessuno si é fatto male?
Mi tocca il modo in cui ne parla ed assieme la sua espressione:é una cosa intima e vedo l’umanitá diretta e sincera di una persona che non ha paura di mostrarsi senza filtri ad una persona appena incontrata.
Magnificamente sincero, estremamente diretto ,non ti vuole molto per capire chi hai di fronte,te ne accorgi subito, perché prima di un viticoltore Enrico é in sintesi una persona bella.Punto.
Ma come é finito un farmacista a fare vino?
La Casa dei nonni alla loro dipartita cadde in disuso ,i vigneti annessi frazionati e venduti a terzi .
Enrico ne ha perso le tracce all’infuori dei 2000mq gestiti in affitto da tale Ardito Desio.
Ardito ,che ha piú di ottanta anni all’epoca dei contributi per l’espianto, vuole liberarsi della vigna:Enrico no, la casa ed i campi sono luoghi della sua infanzia ,ricordi belli, ed a 21 anni decide di farsene carico.
Fa tirocinio da Voerzio a La Morra:capisce la connessione tra potatura, defogliazione e prodotto finito ; nel 2007 inizia ufficialmente a fare vino.
I vecchi della zona lo prendono in simpatia e gli cedono in affitto o in vendita piccole partite di vigna.
A ritroso il passato diventa ricordo :sono parte dei vigneti perduti del nonno.
La sua bravura é innanzitutto lavorare in prima persona il campo, conoscerlo, capirlo, studiarlo.
ho formato cosí un carnet di vigne che riflettono non solo l’ultimo vignaiolo ma anche i precedenti proprietari: oltre a viti di barbera di oltre 65 anni vi ho trovato altri 14 vitigni dimenticati ed abbandonati presenti in zona nel passato.
É con queste vigne che nel 2007 inizia a produrre la sua Barbera, il Morej:
Morej, il vino scuro, moro, l’unico che i vecchi un tempo mettevano in bottiglia e riservavano alle occasioni speciali.
Il suolo qui e’ a grana fine limoso marnoso sabbioso:limo 50 e 60 pc ,marne blu e bianche e sabbia per 5 pc
Enrico coniuga spiccata sensibilitá ambientale ad una forte base scientifica applicata al territorio.
L’approccio scientifico dei suoi studi si vede:si anima mostrandomi le pareti della cantina scavata nella roccia.
É veloce ed estremamente tecnico, quasi accademico e mi passa una mole di informazioni e relazioni degne di un trattato.
Come in un processo diagnostico la sua formazione gli consente di fare l’anamnesi e l’esame obiettivo del territorio e quindi di dosare i trattamenti a seconda della necessitá.
Si vede che quello che fa lo fa sentire bene.
In Vigna
Mi fa notare che piante su suoli con molto pietrisco presentino piú licheni:non apportano danno ma sono sinonimo che le viti non sono abbastanza forti e protette e quindi previene il dilavamento di nutrimenti come magnesio e potassio, attraverso la graniglia del terreno, applicando a dimora truccioli tannici.
Tutta la Barbera é a mezza collina per evitare stress idrico.
Oltre alla troppa acqua la Barbera soffre il suolo limoso e quindi esegue una rippatura di 30 cm su vigne giovani aggiungendo anche Micorrize: Il fungo della micorriza fornisce la radice di nutrienti, soprattutto fosfati, grazie a una vasta rete miceliare extra-radicale, e aumenta la resistenza nei confronti degli stress abiotici (siccità, salinità e metalli pesanti) e biotici (patogeni del suolo); in cambio la pianta ospite cede parte dei fotosintati (zuccheri in primis) in quantità valutabile dal 4% al 20%.
La rippatura taglia anche le radici superficiali cosí che la vite vada in profonditá.
Su vecchie vigne usa invece una vangatrice a 10 cm in mezzeria, l’anno dopo vanga a 15 cm cosí che lei abbia il tempo di buttare.
Pratica sovescio per evitare l’asfissia del terreno ad evitare che le marne sbriciolate si cementifichino con l’acqua.
La Barbera é una cultivar tardiva molto sensibile al fitoplasma della Flavescenza Dorata, sensibile alla Tignoletta ed agli acari, tollera abbastanza bene peronospora un pó meno l’oidio.
Teme le piogge nei periodi di fine maturazione che rendono il vitigno molto sensibile alla botrite e al marciume acido.
Enrico applica integratori di estratti vegetali e rame ( Kendal Te) piú zolfo ( Thiopron) a basse dosi come preventivo per peronospora e oidio.
Il rame é un catalizzatore di reazioni ossidative e piú ne usi piú togli profumi.Se dopo l’invaiatura dai rame porti in cantina un vino muto!
Pirotroidi applicati 2 volte partendo da Maggio fino ai primi di Luglio contro lo scafoideo della Flavescenza Dorata.
Spollonatura e scacchiatura manuale, leggerissima sfemminellatura prima della fioritura, nessuna cimatura.
Concimatura autunno-invernale con humus di lombrico per mantere sostanza organica che a causa del cambiamento climatico e temperature più elevate vanno incontro a veloci ossidazioni.
Tuttora ha 2,5 hr vitati.
Salvati dall’oblio
Enrico in questi anni ha reimpiantato tre vitigni dimenticati ed assai rari come la Slarina, il Baratuciat e la Malvasia moscata, quest’ultima non ancora in produzione.
Su una pietra affiorante è stata ritrovata l’ultima vite di Baratuciat da cui ho prelevato le gemme per realizzare le attuali vigne.
É un vitigno a bacca bianca in via di estinzione originario di Almese (TO), estremamente resistente a peronospora, oidio e alla siccità prolungata.Ha maturazione tardiva (contemporanea al Nebbiolo) e i grappoli maturi presentano una splendida colorazione rosa.
Da vigne abbandonate, avvolte dai rovi, sono state prelevate le gemme di Slarina, per realizzare le attuali vigne.Era uno dei tanti “vitigni miglioratori” che i vecchi viticoltori piantavano tra i filari di Barbera per ottenere un vino più complesso.
Vitigni resistenti a malattie fungine e siccitá , a maturazione tardiva che sono stati abbandonati per le rese bassissime .
Basti pensare che Enrico da 5000 viti di Slarina produce 1000 litri ,3 etti a pianta!
Capolavori salvati dall’oblio che fanno capire la vastitá ampelografica italiana unica al mondo.
In Cantina
Caratteristica principe della barbera è l’alta acidità, abbinata ad un buon contenuto di antociani, al contrario basso invece il contenuto di tannini. Ed è proprio questa acidità che caratterizza (o meglio dovrebbe caratterizzare) il vino.
A maturazione presenta un grado zuccherino esoso .
Quanto maggiore è il tenore in zuccheri del mosto, tanto più il lievito sarà soggetto ad uno shock osmotico iniziale che può inibire inizialmente l’avvio della fermentazione.
L’avvio fermentativo puó impiegare anche 3 giorni ,mi spiega Enrico, con i problemi legati alla conseguente forte fermentazione degli acetobacter ,quindi “devi essere pronto a buttare un secchio di ció che é partito”, dice.
La Slarina fa riserva in tonneau nuovo da 500 litri,realizzato con doghe stagionate al sole che non rilasciano quasi legno.
Altrimenti sta in barrique di secondo o primo passaggio.
La resa in mosto è bassissima. Il vino che ne deriva ha una ricchezza in estratto secco e tannino che gli permettono di evolvere molto a lungo nel tempo.
Dal terzo passaggio matura la barbera.
Regola aurea che annate calde abbiano bisognio di legni esausti per non estrarre troppo.
Gli assaggi
il Baratuciat vive di aciditá, poco zucchero, fará 12 gradi: Il vino che ne deriva, presenta sempre un’elevata acidità, basso grado alcolico, struttura e sapidità importanti. Vino destinato al lungo invecchiamento capace di evolvere in note minerali, idrocarburiche e di canfora.
Questo assaggio dalla botte é tagliente, agrumato, sapido e trasporta ,con una dinamica gustativa sorprendentemente verticale e pulita,una lunghezza che ti emoziona.
Tensione e slancio: le bottiglie comprate sono nei ripiani bassi della mia cantina.
la Slarina vive di tannini, aromi complessi, elegante ed austera come un pinot nero.Profonda e sorprendente.
Dopo la verticale di Morej questo assaggio é davvero carismatico,ti pulisce e ti riavvolge: é un vino dalle spalle dritte:tannino ed aciditá sorreggono la sua energia, é un sorso inaspettato e ,senza ricordo ed aspettativa, sono stato libero di godermelo appieno.
E che dire della Barbera! Adoro la Barbera, se fosse una persona sarebbe l’amico che prima di salutarti ti sorride, perche’la Barbera é diretta, si svela in tutte le sue fragranze, non é timida all’assaggio e mai banale.Ci vuole sensibilitá per cogliere ció che dice dietro la sua spiccata aciditá.
Enrico ci ha regalato una splendida verticale spiegandoci le annate:il frutto sotto spirito e’accompagnato da tabacco e liquerizia, oppure esaltato da note balsamiche.
Annate grasse di glicerina si accompagnano ad annate piú slanciate la cui evoluzione si testerá al pieno tra qualche anno.
Se ci tieni, a volte gli amici si aspettano, anche se fanno tardi.
Lascio ad Enrico descriverle,io sono palesemente di parte!
Ecco le 14 varietá che accompagnano la Barbera nel Morej:
Freisa Croatina , Slarina, Nebbiolo, Brusca d’Alessandria, Neretto di Marengo, Ancellotta, Moscato di Terracina, una aromatica ligure, Timorasso,Cortese, Favorita( Vernentino).
Splendida testimonianza di storia in questo uvaggio.
In conclusione
Una giornata apparentemente come altre, eppure si vede che i pianeti a tua insaputa si sono allineati in una configurazione aurea.
In giornate come queste solo cose eccezionali possono succedere.
Questo é un pretesto per credere che certi incontri non avvengano per caso, o, se lo sono, che poi si debbano coltivare:contraccambiare salutando chi ti sta di fronte con un grosso Grazie!Grazie Enrico.