L’elegante risolutezza del Pinot Nero | Torre degli Alberi
Distanziamento, mascherine e via che si va!
Nonostante il periodo non ci abbattiamo, anche in questo difficile momento storico vogliamo puntare sulla nostra passione: andare a trovare e conoscere i produttori, degustare i loro vini e condividere con loro storie, momenti e qualche risata, che non guasta mai.
Sabato 10 ottobre ventiventi il navigatore ha puntato verso l’Oltrepò Pavese, nello specifico Ruino, in provincia di Pavia.
Meravigliosamente panoramici, i colli pavesi ci hanno regalato nel tragitto atmosfere autunnali dai colori ambrati, vigne viranti al porpora, stupendi guidatori di trattore con la sciarpa firmata… noblesse oblige!
Tirato il freno a mano siamo scesi a Torre degli Alberi, nell’omonima cantina di proprietà della famiglia Dal Verme.
In realtà nell’arrivare a destinazione abbiamo incrociato Giacomo, di lì a poco impegnato in una degustazione a Pavia, che ci ha salutato caldamente come sempre e ci ha lasciato nelle esperte mani del papà Camillo che, da super cicerone quale è, ci ha accompagnato in vigna e ci ha raccontato del suo Pinot nero.
foliage – le Pinot noir
Quattro ettari vitati a 500 metri sopra il livello del mare bagnati da circa 600 ml di pioggia all’anno, alta densità di impianto (4.000 ceppi per ettaro), inerbimento e allevamento Guyot: il Pinot nero della Famiglia Dal Verme gode di ottima salute e futura longevità.
Ma… cosa significa allevamento Guyot?
Verso la metà del XIX Secolo, un signore chiamato Jules Guyot inventò un bel sistema di allevamento della vite oggi molto diffuso. Principalmente utilizzato in collina e nei terreni non particolarmente fertili o addirittura siccitosi, che non permettono alla vite di svilupparsi eccessivamente, l’obiettivo dell’allevamento Guyot è ottenere dopo la potatura solo un capo a frutto (ovvero un tralcio dell’anno precedente, che svilupperà i tralci fruttiferi) e un piccolo tralcio con qualche gemma in fase di sviluppo, che creerà il nuovo capo a frutto per l’anno a venire.
E inerbimento…?
L’inerbimento è una tecnica di gestione del suolo a ridotto impatto ambientale. Molto brevemente, che è ora di abbandonare gli spiegoni, si piantano coperture erbose “buone” per contrastare le erbe infestanti.
La bella vigna di Torre degli Alberi permette di produrre 80 quintali di uva per ettaro, per un totale di circa ventimila bottiglie all’anno di bollicine 100% Blanc de noir.
L’azienda partecipa ad un programma di preservazione della biodiversità, ogni dieci filari di vite uno non viene trattato in alcun modo.
Quindi a quelli trattati che succede?
Fortunatamente l’elevata escursione termica collinare permette una buona areazione e una conseguente asciugatura dell’uva post pioggia (poco oidio o muffa bianca), quindi per i filari in questione viene utilizzato unicamente lo zolfo (otto trattamenti in tutto fatti nel 2020).
In vigna viene utilizzato anche il metodo del sovescio per non invadere violentemente il ciclo riproduttivo della pianta.
Sovescio..? “Pratica agronomica consistente nell’interramento di apposite colture allo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno” – disse WikiPedia.
Il calcareo e argilloso terreno dona all’uva una freschezza e acidità tali da reggere la fermentazione malolattica spontanea del mosto in fase di vinificazione, in modo da non far perdere al vino la brillante finezza che lo contraddistingue.
Torre degli Alberi è un’azienda zootecnica biologica, coltivano vacch… ehm no, scusate, allevano vacche e galline e hanno anche una apicoltura quasi autogestita dalle giallonere signorine ronzanti.
Uno spettacolo per gli occhi e per il palato.
Siamo quasi arrivati alla degustazione degli spumanti ma… prima un po’ di storia!
Camillo ci racconta che gli albori della Famiglia Dal Verme risalgono al 1300. Originaria di Verona e composta da validi membri dell’Esercito, difensori di Milano sotto il dominio degli Sforza che donarono loro la proprietà di svariati feudi, tra i quali la meravigliosa torre di osservazione militare che si affaccia sulla proprietà. Successivamente, qualcosa deve essere andato storto, una duchessa dal naso lungo non maritata o qualche incomprensione a corte hanno fatto storcere il naso agli Sforza, che hanno depauperato i Dal Verme di qualche proprietà.
Poco male, quelle rimaste sono incredibilmente belle!
Fun Fact: all’entrata dell’edificio troviamo una stele di epoca romana, raffigurante un uomo e una donna. La cosa particolarmente curiosa è che i due sono vicini e addirittura, si toccano. Rarissimo, per il tipo di arte dell’epoca.
all you need is lo… wine!
Quale miglior auspicio per iniziare la degustazione?
METODO CHARMAT LUNGO
Annata 2016. Metodo Charmat. Brut.
Lo Charmat rifermenta e migliora il suo gusto in autoclave per nove mesi, è uno charmat un po’ diverso dal solito, mantiene la spontanietà e i sentori vivi della sua categoria ma comincia ad avere qualche nota più evoluta, grazie alla robustezza del Pinot nero. Un bel giallo paglierino brillante, con una bollicina decisamente fine e persistente. Al palato ricorda un morso di una mela gialla bella croccante.
BRUT
Annata 2015. Metodo classico. Brut.
Come i suoi due fratelli Metodo classico, il Brut vive in bottiglia un affinamento sui lieviti dai 36 ai 48 mesi. Giallo paglierino tendente al dorato ha una bolla piena e morbida senza risultare mai aggressiva. Leggero profumo di pane al naso, acidità dosata, in bocca troviamo una conclusione saporita.
CRUASÈ
Annata 2014. Metodo classico. Brut rosè.
Per aver il suo colore elegantemente rosato, il Cruasè fa una piccola macerazione sulle bucce, regalandoci un brillante buccia di cipolla particolarmente dorato. Il 2014 ha versato molta pioggia e il vino ce lo racconta ampiamente, la bollicina è morbida e non eccessiva, ci saluta presto. Si sente una bella rosa al naso, croccantezza sul palato, dove fa capolino anche la macerazione. Una bella lunghezza e sapidità.
Annata 2015. Metodo classico. Brut rosè.
In gioventù il Cruasè ha un colore più rosato e sbarazzino, l’effervescenza è fine e molto persistente. I profumi sono più ampi, avendo beneficiato di un’annata calda e soleggiata, si accenna al naso una bella liquirizia morbida. Bel palato, fresco e sapido sul finale.
PAS DOSÈ
Annata 2015. Metodo classico. Pas dosè.
Visivamente appagante con il suo giallo dorato, la bollicina è abbastanza fine, dolcemente cremosa, rotonda e persistente. Spicca una nota di frutta matura e un sottofondo di baguettes da boulangerie francese, non invadente. Gustativamente, lascia il palato pieno e soddisfatto (grazie malolattica!), finale minerale che induce una ricercata salivazione.
twinkle twinkle twinkle
Arrivati alla conclusione della nostra visita rinnoviamo con affetto i ringraziamenti a Camillo e Giacomo, che ci hanno accolto e fatto assaggiare la dinamicità e la classe del loro Pinot nero, sperando di poterli rivedere prestissimo tra le colline dell’Oltrepò Pavese.
Per raggiungere l’Azienda ∼
Azienda Agricola Dal Verme – Torre degli Alberi
27061 Colli Verdi (PV)
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