Andrea Bragagni e la ricetta della spontaneitá
Non c’é nulla da fare:amo la Romagna e la sua gente:ci sono cresciuto e ne capisco le persone.Non che un romagnolo vada poi capito perché e’diretto,sagace,divertente a tratti goliardico,fa rumore ed ama ridere.Poco incline ad essere dominato le persone sanno anche essere pungenti,poco inclini ai compromessi quindi o li si ama oppure no ed alle medesime davvero importerá poco perche’un romagnolo non lo si capisce:lo si segue e se ne gode la compagnia.É l’anima piú meridionale del nord Italia,passionale e viscerale .
Sono contento che Elena ,Giulia Giovanni ed Antonio siano con me ed abbiamo scelto di visitare Andrea Bragagni : ci vuole davvero tanta passione per scegliere un giorno cosi’ostile:neve e gelo in tutta Italia,l’autostrada chiusa fino a ieri ed un discreto pezzetto di strada da Modena:Andrea vive fuori Fognano,sulla strada che da Faenza,passando per Brisighella porta a Firenze.
Antonio che mi segue in auto avra’pensato che bastava dirlo che si andava a bere Chianti,visto che siamo ai confini con la toscana.
Non conosco Andrea:l’anno passato lo invitammo a Vino Crudo ma non poteva venire,era a Copenhagen per lavoro,ma ci diede una risposta molto garbata,non dico dispiaciuta ma come se ci conoscessimo.Soprattutto rispose,cosa non affatto scontata.
Mi rimase quell’idea di rispetto da parte sua e attenzione che ci viene ribadita:Andrea si offre di venirci a prendere in paese con il suo fuoristrada,l’ultimo tratto che porta alla casa in pietra non sarebbe stato praticabile senza.Invece di farci desistere si era preparato per accoglierci.Con lui in machina sua moglie Valeria.
Scesa la carreggiata ,dopo il cancello arrivano dei bellissimi cuccioloni di Dogue de Bordeauxe,Andrea e Valeria ne hanno 4 piu’un segugio che Andrea usa per andare a caccia.
Jaja é una cucciola di un anno,pesa 50 chili ma sta crescendo:dopo il gratto gratto dietro alle orecchie mi confida di essere felice in quel posto all’aria aperta,anche se lei avrebbe piantato vitigni di polpette,ma del resto,conclude,non si puó avere tutto e si accontenta del chiletto di pappa giornaliera.
A Tu per Tu:
Andrea e’originario di Verghereto nell’alto forlivese.Tra lavori di pastorizia,anni da dipendente e dopo infine l’ultimo lavoro come corriere nel 1998 a 27 anni decide di iniziare a fare vino, di punto in bianco con un bello stacco netto.Era un pó che l’idea di fare vino gli frullava in testa:Il padre l’aiuta a mettere a posto la casa dove attualmente vive,dismessa dagli anni 70 .Era all’inizio,e se il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’ avere nuovi occhi,la testa era pronta.
Una cosa se vuoi farla cerchi di farla al massimo
quindi senza studi particolari in agronomia o enologia si indirizza da subito ad una viticoltura il piu’possibile rispettosa dell’habitat.
Un mix di azzardo e volontá.
In famiglia solo il nonno Abramo aveva appreso le pratiche dell’agricoltura giá in etá avanzata tramite la scuola ambulante di agricoltura nel 1925.
Nella Bibbia Abramo conduce la sua gente nella terra che gli sarebbe stata indicata e mi piace questa idea allegorica che da Verghereto,in collegamento con il suo avo,lui la trovi proprio qui.
Di reale rimane che é una bella storia di coraggio ed anche una bella storia di appoggio da parte di un padre che rispetta ed aiuta un figlio senza anteporre le proprie ambizioni su di lui.
Il Territorio:
L’azienda dimora in uno stupendo anfratto attorniato da natura incontaminata.Se la vallata opposta alla strada provinciale a valle ha terreno prevalentemente argilloso,su questo versante troviamo uno strato sabbioso di 20cm sotto il quale vi é galestro.
Dal punto di vista geologico il “galestro” è una pietra scistosa della famiglia delle Marne, un’argilla mescolata con carbonato di calce, la quale si divide spontaneamente in grandi cubi, poi una volta affiorata si disfa alla vista del sole in tanti piccolissimi pezzi angolati (ghiaia galestrina) ed infine a contatto con l’acqua si scioglie diventando terra pura.
Lo strato superficiale particolarmente friabile e permeabile permette all’apparato radicale di andare molto in profondità, mentre il sottostrato in blocchi compatti consente il trattenimento dell’acqua anche nelle annate più siccitose. Questa tipologia di terreno contribuisce in larga misura a conferire al vino grande mineralità, complessità e longevità,profumi intensi e variegati,colori compatti e profondi e bassa aciditá.
L’origine di questa roccia è lontana, sia come tempo geologico che come ambiente di formazione: si tratta infatti di una roccia sedimentaria deposta sul fondo dell’antico oceano ligure-piemontese, trasportata,sollevata e traslata ad est in seguito sul margine europeo. Si è formata così la catena appenninica tosco-emiliana.
Sui 3 ha Andrea coltiva Albana,Sangiovese,Trebbiano,uva Famoso e Cabernet,per un totale variabile tra le 8-10 mila bottiglie quindi rese attorno ai 40 quintali/ha.
L’uva Famoso viene da Verghereto( 900 m) ed era stata piantata da Abramo per farsi ombra in estate, lá non maturava ed Andrea incuriosito l’ ha portata qui scoprendone l’identitá e preservando questo vitigno semiaromatico in via di estizione.
Ci fa accomodare dentro la struttura di fronte alla casa che ospita da un lato la cantina e sul lato opposto una comoda taverna dove la stufa accesa riscalda l’ambiente,reso caldo al contempo da fotografie e cimeli custoditi dall’intemperia del tempo.
Amante del riuso,come dice sua moglie,Andrea ama recuperare le cose che puó fare rivivere.Il tavolo in legno massello l’ha fatto lui e tutto é molto semplice per lui:prendere del legno,andare in segheria,mettere un traverso,costruire un tavolo ed anche fare il vino.
Uso zolfo e rame e li doso a seconda delle annate,della salute che vedo in vigna.
Io i vini li faccio molto semplicemente raccogliendo a maturita’assaggiando l’acino, senza analisi, non chiarifico, non filtro ed é tutto solamente svolto dai soli lieviti indigeni.Uso solo un filtro cartone per tenere i moscerini.
Seduti attorno al tavolo Andre e Valeria ritornano con prosciutto,un salame,pane,poi un altro giro ed Andrea torna con tutta la sfilza della sua produzione,bottiglie che stappa ad una ad una e ci mette al centro;poi si siedono e si mettono a degustare con noi:tutto molto semplice,senza dilungarsi troppo su spiegazioni,pura accoglienza della quale anche loro godono.
Si parla delle piante di ulivo che coltivano ad uso personale, di come fioriscano e risentano di gelate o pioggia,del fatto che l’ulivo esisteva in ogni podere quindi non é difficile trovare piante di almeno 300 anni.
Si parla di come si sono incontrati per caso al chioschetto di Fognano, dopo aver frequentato le medie assieme, nel 2010 senza riconoscersi dopo anni.Valeria lascia la campagna di Lugo e si trasferisce con lui e nel 2014 si sposano.
Andrea non puó non incuriosire,trasuda bonariamente sicurezza e davvero tutto sembra cosí semplice,quasi intuitivo ma soprattutto o bianco oppure nero tra un “ehh” ed un “Ció”.Un uomo che ha le sue convinzioni:tradizioni piú che semplici credenze e se siamo qui seduti a chiaccherare senza sentirci a disagio o col vincolo del tempo penso sia perché lui e sua moglie ci abbiano preso bene.
Non sopporto la routine, io non l ho mai sopportata! Sempre con vivi e lascia vivere, cerco di vivere tranquillo e sereno
e non potrebbe sembrare diversamente!
I Vini:
I grandi autoctoni:Albana Sangiovese Trebbiano più uva Famoso e Cabernet fino al 2017,poi innestato a Albana e Sangiovese per non perdere l’impianto radicale di 20 anni.
anche qui Andrea non si dilunga inutilmente,il vino parla e l’annata va capita,non condizionata.
Se l’Albana ha una sua identitá e va bene cosí,nel 2014 ,annata sgaffa non produce il Famoso in purezza(da cui in annate piú favorevoli produce il Bubo Bubo)ma fa un blend con Trebbiano e Famoso
‘si comprensano a vicenda’
perché?
“Perché é cosí ”
e’un uomo diretto per cui le cose alla fine sono ancora una volta semplici da fare se sai cosa vuoi.
La 2015 é stata un’annata calda in estate? E allora imbottiglia a marzo mentre di solito lo fa in Luglio/Agosto. la Barbagianna evitata cosí i mesi caldi per evitare ossidazione.
ho preferito un vino torbido che un vino stanco.
1.Rio Bagno bianco – Vino Bianco.
Albana, Trebbiano e Famoso. Macerazione e affinamento in acciaio.In annate in cui la fermentazione dovesse bloccarsi,come la 2011,finisce la vinificazione in legno.
Colore paglierino intenso con riflessi dorati. Profumi delicati di macerazione. In bocca bella freschezza e
persistenza.
2. Rigogolo 2016– Ravenna Bianco IGP.
Albana in purezza, senza macerazione. Affinamento in tonneau per 12-18 mesi.
Il vino che più ci ha stupito e conquistato! Straordinariamente diretto e immediato. Colore dorato, intenso
e luminoso. Profumi suadenti di albicocca e ginestra; ricordi di miele. Piacevolmente sapido, quasi
salino, con la complicità dei tannini vibranti ma delicati lascia la bocca straordinariamente pulita.
“Faccio solo magnum perché così’ rompiamo le scatole!”
3. Barbagianna 2015 e 2016– Vino Bianco.
Trebbiano e Famoso. Macerazione solo per il Trebbiano(circa 29 giorni) ,vinificazione in acciaio ( in caso di fermate la si completa in legno), affinamento in legno.
Il colore è un bel paglierino intenso. Più morbido e fresco dei precedenti. Tra i profumi fruttati emerge al
naso una piacevole nota quasi vegetale.
Barbagianna è la fidanzata di Rigogolo, sull’etichetta questi versi di Alessandro Ducoli “La Barbagianna si
muove precisa nell’aria / la sua evoluzione di essere puro / Consente accurato comando di volo / Bianca
e assoluta…”
4. Rio Bagno rosso – Vino Rosso.
Cabernet e Sangiovese.
Nota sapida, freschezza sorprendente per un rosso. Tannino delicatamente ruvido. Si avverte in modo
netto la nota verde del Cabernet.
5. Casa del Frate – Ravenna Sangiovese IGT. Sangiovese. Profumo fruttato e seducente. Tannini piacevoli
e compensati da una bella morbidezza.
I rossi, a seconda dello spessore della buccia, fanno dai 19 ai 35 giorni di macerazione.
Divertentissimo il motivo della Magnum,unico formato dell Rigogolo
Negli ultimi anni la gente si é avvicinata all’Albana, ne ha capito l’ignorante romagnolo e la sanguignitá, é un vino che ha pochi mostri nello stomaco :quando ho iniziato i ristoratori chiedevano bianchi come i Traminer e non amavano l’Albana, la bistrattavano oppure la volevano addomesticata e l’Albana non si sentiva piú. Io la faccio magnumo per i locali che sanno invece proporla,una magnum va presentata,va spiegata e se la tieni in carta vuol dire che ne hai capito il valore.
La scheda tecnica?
Ma cambia ogni anno! E ride.
Conclusioni:
ci sono produttori che definiscono un genere ma che non vi appartengono eppure perché non ne sono o rimangono legati; non devono insegnare perché sono loro i primi ad imparare e lo fanno colle mani e col sentire.
La libertá di espressione ,in quanto tale, é parte integrante della libertá in senso lato:l’assenza di vincoli fatta dal riscoprire legami che abbiamo sempre tenuto dentro,legami di affetto e di appartenenza fatti da gesti antichi di rispetto per un luogo,per una terra, che e’nido se dentro ci hai trovato la dimensione che ti da pace.
Andrea Bragagni:viticoltore a Fognano.