Reinventing the classics | Luigi Boni
Perché lei fa Bio?
Perché credo sia giusto così
E’ così che Luigi Boni risponde alla domanda del secolo: lui pensa che oggi sia giusto fare vini Bio.
Crede sia giusto distinguersi dalla marmaglia che fa vino per sentito dire e crede fermamente che sia sacrosanto valorizzare il territorio e i suoi prodotti autoctoni.
E’ domenica 23 luglio 2017 e Il Viticcio è in gita nella bella Cantina di Boni, per studiare i suoi vini Bio.
Chi è Luigi Boni?
Un innovatore. Un uomo del vino che ama sperimentare dall’ormai lontano 1993, anno in cui (anche grazie alla visione innovativa del compianto Beppe Bellei) vennero impiantati vigneti sperimentali in Emilia, i francesissimi Pinot Nero e Chardonnay.
Mai scelta fu più azzeccata! Il terreno marnoso e le forti escursioni termiche fecero sviluppare egregiamente le uve, che permisero a Luigi Boni di creare successivamente alcuni dei suoi Spumanti con Metodo Classico, come il BELMOUNT (Pinot Nero – Chardonnay e Pinot Bianco) e il meraviglioso ESTEROSA (100% Pinot Nero).
Oltre al Metodo Classico, il marchio BONLUIGI regala ai suoi clienti anche preziosi vini frizzanti creati con Metodo Ancestrale, come il TISBRINO (Chardonnay – Pinot Nero) e l’Uva Tosca di San Rocco (Uva Tosca 100%) sur-lies, entrambi con o senza fondo.
Come poi non citare gli immancabili Lambruschi, probabilmente il vero classico della famiglia Ancestrale.
Ma… cos’è il Metodo Ancestrale?
Usato qualche decennio fa per definire il classico “vino di famiglia”, è fondamentalmente una rifermentazione in bottiglia senza sboccatura; i lieviti autoctoni rimangono all’interno della bottiglia regalando al vino un colore opaco, velato e una complessità invidiabile.
Nato più dalla necessità che dalla virtù: quando ancora non c’erano artifici industriali che permettevano di calmierare la temperatura in cantina in inverno il freddo eccessivo interrompeva la fermentazione del vino e gli zuccheri non trasformati in alcol procedevano con il lavoro in primavera, direttamente in bottiglia.
Da “semplice” spumante o frizzante, il vino si arricchisce della potenza dei lieviti diventando un prodotto che parla di territorio e tradizione, della nostra Emilia e di Pazzano, headquarter di VIGNABONI.
Oltre alle tanto amate bollicine Classiche, Luigi Boni è uno sperimentatore anche sotto il punto di vista vini fermi.
Avete mai sentito parlare di Malbo Gentile?
Quella bella uva blu scuro che da tanta struttura al Lambrusco?
Beh, Boni con la sua etichetta TERRE D’ESTE la vinifica tardivamente in purezza, la fa passare 12 mesi in barrique, la imbottiglia sotto il nome di Apice Rosso e se la dimentica in cantina per qualche anno.
Cosa ne esce? Un vino meravigliosamente strutturato, che sorprende ad ogni sorso.
Bouquet importante, con sentori terziari pronunciati di frutta sotto spirito, fumo dolce e spezie; gusto morbido, importante e duraturo sul palato.
Una piacevole scoperta che è ancora in divenire: non si conoscono pienamente le potenzialità di questa uva. Luigi Boni sta sperimentando, come è sua indole fare.
Il Consiglio del Viticcio: se per caso vi capitasse di inerpicarvi una domenica in zona Pazzano di Serramazzoni, date un’occhiata a Facebook (@BoniLuigiSrl) o al sito (boniluigisrl.it).
Scoprirete gli aperitivi/assaggi gratuiti offerti dalla cantina seguiti dalle cene tradizionali Emiliane (su prenotazione).
Varrà la pena scalare la collina, garantito!